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EDUCARE ALLA RECIPROCITA'

Bruno Miorali

EDUCARE ALLA RECIPROCITA’! – 2020

PREMESSA

 

In questo momento, con le scuole chiuse, non possiamo che registrare i limiti di una didattica a distanza: non riesce a raggiungere tutti gli alunni, le condizioni di accesso riflettono le disuguaglianze sociali del paese, la didattica troppo spesso ripropone una lezione frontale ormai inefficace anche all’interno delle classi.
Di fronte a questo quadro l’assemblea dei gruppi di dialogo, formati da docenti, genitori, alunni ed educatori di alcune scuole mantovane, sottolinea le seguenti priorità.

 

A .

RIPENSARE IL MOMENTO DELLA SCUOLA COME RITO DI PASSAGGIO PER RIELABORARE UN PROGETTO DI VITA GLOBALE DELL’ ALUNNO

 

Abbiamo pensato la scuola come:
• luogo dell’insegnamento e dell’apprendimento reciproco, tra tutti i protagonisti che la attraversano,
• luogo dove lo studente acquisisce conoscenze e competenze ma, prima di tutto, dove impara a ragionare di “altro” fuori da sé: principalmente altri fuori da sé (i pari e gli adulti che la vivono) ma anche altro inteso come persone, città, territorio.
Abbiamo riflettuto sul fatto che:
si cresce solo se ci si sente parte e in un percorso progressivo si diventa protagonisti del proprio progetto.

Abbiamo individuato bisogni e desideri, consigliati da alcune studentesse e originati dalle esperienze professionali dei presenti.

BISOGNI
1. Scuola piÙ aperta alla comunità extra-scolastica
2. Bisogno degli studenti di sentirsi protagonisti attivi nella scuola e di avere classi piÙ Unite
3. Bisogno di essere ascoltati maggiormente nelle loro richieste

E questi bisogni raccolti attivano domande come provocazioni.
• Come tener conto del punto di vista dello studente?
• Come innestare nell’ Offerta Formativa le conoscenze informali ed extrascolastiche degli studenti?
• Come può la scuola dare valore alle competenze degli studenti?
• Come aprirsi al territorio molto più di quanto già avviene?

E qual è l’offerta culturale, sociale e civile che il territorio di Mantova propone? Abbiamo individuato come fondamentale la necessità di tessere e pianificare,
col territorio e le associazioni che ne fanno parte, una serie di connessioni possibili, identificando insieme i bisogni e le necessità (del ragazzo e del territorio) da trasformare in altrettante progettualità da attivare.
Per questo la scuola si interfaccia e individua azioni concrete da mettere in atto, coerenti e rispondenti ai desideri, agli interessi, alle passioni e alle propensioni degli studenti.

Come docenti intendiamo cogliere le sfumature, per poter attivare ascolto, parola, comunicazione, capacità di iniziativa, partecipazione e responsabilità.

Concretamente, affinché gli studenti possano sentirsi protagonisti nella scuola, abbiamo individuato le seguenti proposte:

1. avviare attività di volontariato a scelta già a partire dal biennio;
2. individuare nuove modalità di far lezione più Coinvolgenti;
3. attivare dei percorsi in cui i ragazzi siano parti attive e possano condividere esperienze;
4. organizzare le assemblee d’Istituto sulla base delle richieste degli studenti;
5. creare momenti di ascolto e condivisione all’interno della classe;
6. organizzare giornate di Open – day a tema gestite dai ragazzi in collaborazione con i docenti;
7. creare occasioni di collaborazione con enti e associazioni presenti sul territorio.

 

B.

INTEGRARE LA DIDATTICA TRADIZIONALE CON UN APPRENDIMENTO COOPERATIVO CHE VALORIZZI LE RELAZIONI. L’APPRENDIMENTO TRA PARI, LA CAPACITA’ DI CONFRONTARSI E DI LAVORARE IN GRUPPO.

 

Abbiamo osservato, infatti, come il lavoro di gruppo e le altre forme di didattica attiva valorizzino l’alunno come protagonista, non semplice destinatario, del suo percorso formativo, come migliorino le relazioni fra gli alunni e rafforzino la formazione culturale del gruppo classe.
Abbiamo affermato la necessità di condividere tutti una didattica partecipata dagli alunni, con l’integrazione dei lavori del piccolo gruppo all’interno della struttura della lezione.

Non è più accettabile che si prosegua sistematicamente, e prevalentemente, con la lezione frontale. Si tratta di una modalità inadeguata, che non tiene conto dei diversi bisogni, dei diversi stili di apprendimento, in altre parole dell’unicità di ogni nostro alunno. Pertanto l’alunno medio non può essere il parametro per costruire un’offerta formativa indifferenziata.

Questo cambiamento, che alcuni docenti stanno già sperimentando, richiede il coinvolgimento degli alunni nel lavoro di progettazione della didattica e l’informazione delle famiglie.

Il processo di insegnamento-apprendimento è caratterizzato da incertezza
(gli “attesi imprevisti”) e richiede capacità relazionali, empatia e cura, per questo è importante spostare l’attenzione dalla “responsabilità su procedure” a “strutture di presidio flessibili”, formate da genitori, docenti e alunni, ossia i gruppi di dialogo e di mutuo aiuto nei quali si costruiscono significati condi visi e si promuove una comunicazione efficace.

Gli studi recenti delle neuroscienze hanno dimostrato l’importanza della correlazione tra apprendimento ed emozioni; suscitare emozioni significa motivare l’alunno in formazione. La scuola deve superare la logica della trasmissione del sapere con il coinvolgimento dell’alunno come protagonista della sua crescita.

 

C.

RICOSTRUIRE LA RELAZIONE CON LA FAMIGLIA.

A PARTIRE DALLA COMUNICAZIONE ALLA PARI

 

Come rileva una recente ricerca dell’associazione genitori democratici “il sito web è utilizzato da una minoranza … il colloquio individuale appare adeguato solo se si intende procedere in modo rapido alla comunicazione di voti o comportamenti”, mentre si avverte l’assenza di un contatto diretto su temi formativi come la crescita dei figli; in breve, sarebbe importante “condividere gli obiettivi educativi, scuole aperte, incontri tematici con particolare attenzione al bullismo e ai BES – DSA.”
Perciò si propongono alcuni strumenti:

1. Cooperare insieme famiglia, studente e insegnante nella costruzione di una metodologia efficace per l’apprendimento che presti attenzione alle storie personali.

2. Mantenere gli incontri docente – genitore in presenza dell’alunno, così come sono stati sperimentati durante questo periodo di comunicazione on line; in pratica si utilizza la regola dei gruppi di mutuo aiuto, “non si parla delle persone assenti”, come efficace metodologia a sostegno del dialogo scuola- famiglia.

3. Aggiungere alla tipologia di incontri la camminata empatica rivolta a tutta la famiglia come modalità di accoglienza del primo anno, con un primo momento in cui tutti i partecipanti descrivono la situazione presente e gli eventuali trascorsi ed un secondo momento, in cui ognuno racconta il suo futuro “migliore possibile”.

4. Aumentare la partecipazione delle famiglie alla vita della scuola tramite l’organizzazione di momenti collettivi, di eventi o incontri relativi a tematiche di interesse condiviso.

5. Introdurre nell’istituto scolastico uno sportello d’ascolto aperto agli studenti, ai docenti ed ai genitori.

 

D.

SOSTENERE UNA VALUTAZIONE CHE RICONOSCA I PROGRESSI CONSAPEVOLI DELL’ALUNNO

 

In ogni ordine di scuola la valutazione deve essere formativa, ossia influire in modo educativo rispetto al percorso di vita che lo studente sta svolgendo, ma soprattutto lo deve essere in quelle scuole cui sono demandate funzioni formative di primaria importanza, per intenderci dalla materna fino al biennio della secondaria di secondo grado.

Per essere formativa la valutazione deve avere alcune caratteristiche:

a) essere chiara e comprensibile rispetto a parametri già conosciuti e condivisi dallo studente;
b) riconoscere il percorso individuale dello studente (es: hai imparato a… non sei capace ancora di…);
c) indicare eventuali percorsi da fare per migliorarsi (devi rivedere… devi studiare…).
È necessario allontanare la valutazione da forme radicate di giudizio che potrebbero influire negativamente sulla stima di sé dello studente, magari andando a peggiorare i momenti di demoralizzazione che sta vivendo, soprattutto nell’età fragile dell’adolescenza.
Il progetto d’insegnamento/apprendimento deve prevedere dei momenti in cui gli studenti analizzano consapevolmente i propri risultati, rivedendo gli errori che
commettono, assumendosene la responsabilità per migliorare e magari chiedendo aiuto rispetto ad alcuni aspetti delle attività svolte. In questa fase diventa importante la funzione dell’insegnante, che può dare individualmente consigli e soprattutto incoraggiare a rimuovere errori ricorsivi (fissità) sia di concetti sia di procedure.
Questa fase il tempo è dilatato, perché in funzione di una revisione complessiva dei miglioramenti da fare, ma anche dei percorsi già fatti, vede le “valutazioni”
come strumenti di comprensione, non di giudizio, come forme di mediazione tra il desiderio dello studente di migliorare e il percorso di programmazione dell’insegnante.

E.

ACCOMPAGNARE LE SITUAZIONI DI LUTTO DI OGNI COMPONENTE DELLA COMUNITA’ SCOLASTICA

 

Quando nella comunità scolastica si verifica un evento luttuoso che colpisce l’intera comunità oppure una classe o anche un singolo individuo, si può attivare l’Unità di Crisi, un gruppo di persone preparate ed esperte che sono in grado di affrontare l’emergenza in modo competente e operativo, secondo procedure precise, in un percorso di accompagnamento al lutto che riguarda tutti.

L’esperienza attuale delle Unità di Crisi attive nella realtà scolastica mantovana, a partire dalla scuola dell’infanzia per arrivare alla scuola superiore, vede l’esclusiva presenza di adulti; tuttavia ciò non esclude, anzi sollecita, la presenza di stu denti, quelli della scuola superiore, si intende, che siano stati preparati ad affrontare la problematica e che, in una sorta di peer-education, possano intervenire in modo efficace nelle situazioni dolorose dei loro compagni.

Questo è l’obiettivo, l’auspicio, che il gruppo di lavoro che ha elaborato la proposta si pone:

• indurre nei docenti la convinzione che l’argomento morte va affrontato con onestà e preparazione e l’Unità di Crisi di ciò è esempio;
• sollecitare negli studenti la consapevolezza che essere compagni di scuola passa anche attraverso la disponibilità ad affrontare le situazioni dolorose che la vita, spesso senza preavviso, riserva a tutti, anche a loro.

 

CONCLUSIONE

 

La pedagogia delle buone pratiche ha tanti portavoce: dai docenti agli studenti che si aiutano reciprocamente, dai genitori che condividono le scelte educative con la scuola agli educatori che sostengono l’inclusione scolastica degli alunni con disabilità, che fanno parte, a tutti gli effetti, della scuola e non sono una scuola a parte.
Dalla nostra esperienza, i gruppi di dialogo, di mutuo aiuto, di narrazione e d’incontro migliorano la capacità di collaborare efficacemente nel costruire una scuola attenta alle relazioni, perché relazione e apprendimento sono strettamente correlati e vanno costruiti insieme a tutta la comunità scolastica.

 

Mantova, 23 Maggio 2020

L’assemblea mantovana dei gruppi di dialogo con il sostegno di Associazione Auto Mutuo Aiuto di Mantova (www.amamantova.it)
Università Verde Pietro Toesca (www.paesaggieducativi.it) Associazione Maria Bianchi (www.mariabianchi.it)
Associazione Paesaggi Educativi (www.paesaggieducativi.it)

Segreteria: rieducativa1@gmail.com